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Il pregiudizio della competizione fra i sessi

21 Set

Nel quotidiano, le persone si confrontano qualitativamente non in base al sesso, bensì alle loro capacità. Il messaggio che è emerso dalla puntata di oggi di “Storie Vere”, intitolata “Le donne sono meglio degli uomini?” alla fine di un dibattito che ha avuto punte accese – per la gioia dell’audience -, ha tanto a che vedere con la vita di tutti i giorni e poco o nulla con le teorizzazioni da guru o le enfatizzazioni tranchant. Noi Grilli Parlanti fra il pubblico abbiamo avuto poco spazio perché c’era tanta polpa fra gli ospiti, compresa una casalinga al silicone con ideali da geisha e, dunque, le loro parole … parlavano da sé. Un filmato d’apertura ha introdotto l’argomento, evidenziando i traguardi di successo tagliati dalle donne nella politica (il fattore Michelle così importante per Obama; la Cancelliera di Ferro Angela Merkel), nello sport e persino come astronaute.

La prima storia ci ha trasportato in una realtà positiva di donne che aiutano altre giovani donne. E’ questo, in sintesi il filo conduttore del Progetto Donne e Futuro, presentato dalla sua creatrice, l’avvocato Cristina Rossello, che lo porta avanti con impegno coinvolgendo altre donne, come lei, all’apice del successo professionale. Il loro scouting riguarda ragazze giovani e giovanissime che ampliano, col supporto di borse di studio ed il tutoraggio delle loro madrine, il proprio percorso formativo e professionalizzante – perché dalla cultura e dall’istruzione che parte la crescita lavorativa -, ed ha generato una rete di talenti nei settori in cui sono inserite: non solo le professioni liberali, ma anche la musica, il settore nautico, l’artigianato e persino quello della ristorazione. Il Progetto, infatti, ha aiutato tante ragazze a realizzare i propri sogni in campi disparati, finanziando studi specifici che, altrimenti non si sarebbero potute permettere.

La posizione espressa da un altro ospite, il regista Pasquale Squitieri è del tutto diversa… ancora legata a schemi atavici, per sostenere la quale si è rifatto ad un lungo excursus storico a partire dalla preistoria. Forse non s’è accorto che non siamo più a quell’epoca ed ha strabordato rispetto al tema di partenza. Altrettanto estemporaneo il punto di vista della terza ospite, Claudia Montanarini, signora “bene” che  era assai lontana dallo stereotipo della madre di quattro figli devota al benessere del suo buana – pardon, marito – per il suo sembiante piuttosto “carico”. Dal che, noi, turisti per caso nel mondo della TV, abbiamo tratto l’insegnamento che, secondo i teorici, si buca lo schermo solo quando si è “esagerati”. L’arringa della signora Montanarini ha mescolato verità inconfutabili – la necessità di considerare lavoro quello reso in casa dalle donne – (ci sarebbe da chiederle come quantificare quello delle poverine che, per insufficienza di risorse, son costrette a duplicarsi fra il lavoro domestico interno e l’impegno professionale esterno – ad asserzioni da libro di Delly (Liala è già troppo avanti!) ad altri assunti piuttosto retrivi. Oui, Madame Bovary c’est moi…

La psicoterapeuta Maria Maluccelli ha valorizzato, invece, il concetto di individualità e di sensibilità femminili che sono innate; mentre la corrispondente di France Soir, Ariel Dumont, ha espresso sbalordimento per i falsi problemi che emergevano, ancora ancorati ad una concezione sorpassata e che in Francia manco se la ricordano più: ad esempio la questione delle quote. La società italiana, però, così restia a concedere spazio alle donne, non potrebbe forzarsi a dar loro spazio, se non “costretta” con regole di quote. Ve lo immaginate un uomo che arretra di fronte ad una donna di talento, accettando di buon grado il suo “sorpasso”? Come niente obietterebbe che è poco affidabile perché può sempre uscire incinta da un momento all’altro, oppure ha le tensioni premestruale che ne turbano equilibrati standard di prestazioni. Sono le stesse barricate che utilizzarono i Padri della Patria nell’aula della Costituente – a fronte dello sparuto gruppo delle 21 Madri -, quando si trattò di normare l’ammissione delle donne in lavori di alto profilo, come la magistratura e la diplomazia.

Il collegamento via web ha riguardato una chef casertana, Rosanna Marziale, giovane e determinata; mentre un contributo filmato è servito a raccontarci la storia di Gisella, camionista. Un lavoro come un altro, sostiene lei; solo, più stancante e che conduce lontani da casa. La zampata retrograda di Pasquale Squitieri, per quanto camuffata dalla laude alla donna che dà la vita, mentre l’uomo non porta in sé l’evoluzione del feto, ha introdotto il tema delle donne nelle Forze Armate o in impegni che presuppongono l’uso delle armi… La distinzione fra la donna “costruita” per dare la vita, mentre la missione dell’uomo è quella di dare la morte (altrimenti, non saremmo circondati da guerre…) non c’è sembrata granché convincente, giacché dimentica l’apporto femminile alle missioni di peace keeping… Un nome per tutti, Marina Catena, il suo impegno in Libano come ufficiale della Folgore ed oggi alla guida del Fondo Mondiale dell’Alimentazione a Parigi. Contro Squitieri c’è stata praticamente una sollevazione popolare e non solo femminile… Infine, l’intervento di Rosalba Forciniti, giovane calabrese che alle Olimpiadi di Londra ha conquistato la medaglia di bronzo nel judo. Un peperino simpatico che ha dimostrato che anche la sua lingua è… da cintura nera, rispondendo sempre sul pezzo.